giovedì 21 settembre 2017

IN BARCA NEL MARE IN BURRASCA

Immaginate una nave, di quelle abbastanza grandi da contenere diverse persone. Immaginate il mare in tempesta, le onde alte, il vento forte, la nave che oscilla paurosamente. Ora osservate le persone intorno a voi: c'è panico, agitazione, terrore. Come reagireste in questa situazione? Vi dareste da fare o vi abbattereste sotto il peso di quanto sta accadendo? Immaginate entrambe le reazioni: attività e passività.
Ora introduciamo un osservatore esterno agli eventi: la consapevolezza.
Ogni occupante della nave può fare la differenza con il suo atteggiamento. Vi è un'unica nave ed il mantenerla funzionale diviene prioritario per la sopravvivenza. La paura è irrazionale: genera emozioni a raffica e caos tra le persone proprio quando  l'unione e la collaborazione sarebbero indispensabili. 
Attraverso gli occhi della consapevolezza immaginate ora nuovamente la nave: da un lato le persone attive, dall'altro quelle passive, tutte in grande stato confusionale. L'equilibrio è nel mezzo e viene mantenuto tale da una posizione equivalente delle due direzioni.
Infatti, un'attività sconsiderata risulta nociva tanto quanto la passività. Questo significa che non possiamo ergerci a giudici e stabilire cosa sia giusto o sbagliato in assoluto. Ci sono momenti in cui la passività stimola la pausa necessaria ad evitare "reazioni" inconsapevoli e ci sono momenti in cui è determinante agire. Entrambi i comportamenti sono essenziali all'equilibrio.
Questo ci dovrebbe far riflettere quando guardiamo all'altro ed ai suoi comportamenti con severità di giudizio; allo stesso modo ci dovrebbe aiutare a non dimenticare mai che la nave sulla quale siamo imbarcati è la stessa e che nelle difficoltà diviene tutto molto più complicato.
E qui mi fermo.
Ho farneticato alla grande? Forse. O forse no.

PS: E se consideriamo la parte destra del nostro corpo come parte attiva e quella sinistra come parte passiva, a seguito della lettura, come ci sentiamo? In equilibrio?




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